Incontri di Ca’Roman 2010-15

Primo incontro di Ca’Roman, 25-26 settembre 2010:
“ESPERIENZA, RICERCA, INCONTRO”

L’idea è nata il 12 dicembre 2009, in una pausa della giornata di valorizzazione delle tesi di laurea del Triveneto, come esigenza spontanea, scaturita dal bisogno di riconoscersi in una condivisione delle esperienze.

Abbiamo pensato a due giorni residenziali: 25-26 settembre 2010, in un luogo naturalistico, Ca’ Roman. Abbiamo sentito l’esigenza di un incontro fra le diverse piccole realtà che stanno sperimentando forme di esperienza coinvolta e riflessiva come modello di formazione e ricerca nella prospettiva di una riabilitazione umanistica.

L’esigenza è di creare una comunità che si riconosca in un progetto sociale oltre che personale, culturale oltre che esperienziale. Una comunità dove sia possibile comunicare e scambiare in modo aperto il sapere vivo e incerto dell’esperienza, e in tal modo la stessa comunicazione si riveli in sé esperienza trasformativa.

E’ un’occasione, un incontro da preparare, e verso cui prepararsi. Per questo la nostra proposta chiede l’adesione come impegno personale, e la disponibilità, per chiunque lo desideri, a portare un contributo espositivo, di  qualsiasi genere: l’esposizione di un tema di ricerca, un laboratorio esperienziale sul corpo, la presentazione di un’esperienza terapeutica o di un diario, la presentazione di un’ipotesi di ricerca dalla quale far partire un lavoro, la presentazione di un’esperienza artistica……o altro.

Lo spirito non è quello di  “raccogliere relazioni”, ma di condividere interventi come laboratori, nella convinzione che la sola  “competenza fondamentale” è la disponibilità all’ascolto di sé e dell’altro nella comunicazione autentica. Ogni contributo darà vita a una “forma” dell’incontro che ci appartiene.

Non abbiamo fissato canoni definiti, ma lasciamo cadere questi semi di parole che abbiamo tentato di “illustrare”, allo scopo di suscitare suggestioni creative.

locandina ca’roman 2010

 

Secondo incontro di Ca’Roman, 24-25 settembre 2011:
“PERCORSI TERAPEUTICI E RICERCA ESPERIENZIALE”

Domande per mettersi in gioco:
Il  sentire dell’esperienza  terapeutica e i sentimenti della mia esperienza terapeutica: come si manifestano spontaneamente? Come li vivo? …
Come si manifesta il mio corpo? il corpo dell’altro? la relazione intercorporea? …
C’è un percorso terapeutico-esistenziale che riconosco come “mio”? Come lo/mi sto coltivando e realizzando? …

Temi sensibilizzanti:
Il quotidiano terapeutico come campo privilegiato di coinvolgimento e di indagine
Tatto, cinestesi e voce: modi privilegiati del sentire e dell’espressione
Fasi di manifestazione del gesto
L’esplorazione gestuale
Situarsi nell’esperienza, costituire l’esperienza
Sentire l’esperienza, sensibilizzarsi all’esperienza
Formarsi (Bildung) nell’esperienza, e Forma (Gestalt) dell’esperienza

Il testo dell’esperienza fra memoria di esperienza e attesa di esperienza, fra vissuto di scrittura e stile di scrittura, riflessione di scrittura…… la lettura e la comunicazione del testo….., la condivisione del testo….. della memoria dell’esperienza…., del sentire dell’esperienza

locandina Ca’ Roman 2011

 

Terzo incontro di Ca’Roman, 22-23 settembre 2012:
“PERCORSI DELLA RICERCA ESPERIENZIALE”

L’incontro di quest’anno, dal titolo quasi uguale al precedente, mira a esplorare nuovi temi caratteristici della ricerca esperienziale, e capaci di garantire la fedeltà all’esperienza stessa. Per questo si tratta di temi radicali, quali guide che permettono di accedere alla radice del senso dell’esperienza vissuta.

Un tema essenziale primario della ricerca esperienziale è il sentire, la facoltà originaria con cui il corpo proprio genera costantemente senso e comprende l’esperienza nella varietà delle forme percettive, affettive, morali. La sfera del sentire è la condizione preliminare e necessaria affinché le forme del pensiero razionale classicamente intese possano prodursi e proporsi in modo affidabile. Da qui la proposta del laboratorio che pone il sentire a fondamento delle norme di ergonomia.

Un secondo tema è l’espressività, tema ineludibile quando l’oggetto dell’esperienza è il corpo vivente in quanto corpo è in grado di scambiare il senso dell’esperienza al di là della sua coscienza intenzionale. In particolare nel nostro caso il tema dell’espressività viene indagato in riferimento a quel luogo di senso che è la mano, e in special modo la mano terapeutica, il cui ruolo non si può risolvere sul piano della sollecitazione di forze.

Un terzo tema è la relazionalità, in quanto nell’esperienza ci riconosciamo ed evolviamo a partire dalla condizione di soggetti situati, appartenenti cioè a relazioni significative. La ricerca sull’autismo qui proposta ci sfida a riflettere radicalmente su questo tema in modo, senza adagiarci sui luoghi comuni.

Infine, un tema significativo dal punto di vista metodologico è quello dell’immediato, o dell’improvvisazione. Esso implica una visione dell’esperienza nel mondo della vita come condizione necessariamente coinvolta e spontanea, i cui eventi non possiamo pretendere di controllare. Qui è una profonda differenza dal laboratorio sperimentale tutto costruito al fine di escludere dall’esperienza tutto il mondo eccetto due variabili. Sviluppare la capacità di agire nell’improvviso, rimanendo disponibili a farci sorprendere, riconoscendo e seguendo le tendenze  in fase nascente, è un compito necessario per emanciparci dalle ingessature prodotte da uno scientismo astratto che intossica e inibisce l’intelligenza vitale dei soggetti in situazione.

locandina Ca’ Roman 2012

 

Quarto incontro di Ca’Roman, 21-22 settembre 2013:
“LA VOCE, LA PAROLA E LA METAFORA DEL GESTO”

Il gesto richiede innanzitutto di essere vissuto come flusso significativo di sensibilità ed emozionalità nel sentire corporeo diretto.

Ma il gesto umano ama trascendersi, al di qua e al di là rispetto al momento stretto del suo accadimento.

Esso ama essere pensato, preparato, mirato, fantasticato.

E ama anche essere custodito nella memoria, essere richiamato per una riflessione o una riproposizione o una comunicazione.

Esso rivela e riunifica costantemente la realtà del corpo proprio e la realtà del mondo verso cui si affaccia.

Qualunque sia la forma di trascendenza considerata, il gesto chiede di tradursi ed esprimersi in parole che lo veicolino e lo rendano disponibile alla riflessione nella forma del dialogo intra-soggettivo e inter-soggettivo.

Anche se la stessa parola, consapevole dei propri limiti di rappresentazione, è destinata a rimanere uno schizzo circondato da un alone di senso non detto, proprio questo, grazie alla parola, si rende sempre accessibile e coltivabile.

locandina Ca’ Roman 2013

 

Quinto incontro di Ca’Roman, 19-21 settembre 2014:
“IL SENTIRE DEL CORPO-SPAZIO E I SENTIERI DELLA PAROLA”

I gesti della nostra vita quotidiana si iscrivono sempre, per loro essenza, in uno spazio di relazione che essi stessi contribuiscono a delineare. Uno spazio che essi  generano come atti di un essere al mondo: all’ambiente che ci circonda, ai soggetti che incontriamo, a una realtà che ci attraversa e ci trasporta, ci abbraccia e ci supera.

Attraverso queste direzioni primarie di relazione si inscrive la forma del tempo personale, un solco che si fa linea, figura e simbolo. Una iscrizione sempre sul farsi, essendo mossa dalle domande di esperienze mai definitivamente  compiute e dalle attese di possibilità annunciate.

Queste inscrizioni che incidono la forma del corpo in relazione, nel loro divenire incessante possono anche andare incontro alla metamorfosi della scrittura. Un gesto, quello della scrittura, che in coerenza con il  divenire che l’ha generata, inevitabilmente si fa traduzione, tradimento e ri-creazione dell’inscrizione corporea originaria.

Nel suo percorso di senso la parola dell’esperienza, orale o scritta che sia, “è innanzitutto un evento che si impadronisce del mio corpo” (Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, p. 314), si incide riflessivamente sul mio corpo come atteggiamento e tensione dinamica peculiare. La parola è il passo pregnante di un sentiero che serba in sé il sentire che l’ha generata. La sento in quanto verbo che si fa carne.

E questa relazione carnale originaria fra corpo e parola è l’orizzonte che abbraccia ogni ulteriore percorso della parola, compresi quegli atti di giudizio che sono l’analisi e la sintesi di un testo di esperienza.

 locandina Ca’ Roman 2014

 

Sesto incontro di Ca’Roman, 18-20 settembre 2015:
“COSA ACCADE, COSA SI TRAMA FRA IL GESTO E I SUOI LUOGHI”

I gesti della nostra vita quotidiana si iscrivono sempre, per loro essenza, in uno spazio di relazione che essi stessi contribuiscono a delineare. Uno spazio che essi generano come atti di un essere al mondo: all’ambiente che ci circonda, ai soggetti che incontriamo, a una realtà che ci attraversa e ci trasporta, ci abbraccia e ci supera.

Attraverso queste direzioni primarie di relazione si inscrive la forma del tempo personale, un solco che si fa linea, figura e simbolo. Una iscrizione sempre sul farsi, essendo mossa dalle domande di esperienze mai definitivamente compiute e dalle attese di possibilità annunciate.

Nel suo percorso di senso l’esperienza somatica è un accadere, “un evento che si impadronisce del mio corpo” (Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, p. 314). Un evento che incide paticamente il corpo e si annoda come cicatrice e memoria di un’estraneità transitata e introiettata nel corpo (Waldenfels, Fenomenologia dell’estraneo).

Gesto e luogo sono l’atto e il contatto, il moto e il supporto con cui il corpo proprio e situato gioca a richiamare e rispondere con lo spazio abitato, tessendo le trame di una propria forma, di una possibilità di trasformarsi, lungo un travaglio che attraversa l’angustia della deformazione, la chiusura di una prigione, il trattenimento di un nodo, il peso schiacciante di una pressione.

locandina Ca’ Roman 2015